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L. Allegrucci et alii, Frattura ed Integrità Strutturale, 26 (2013) 104-122; DOI: 10.3221/IGF-ESIS.26.11 121 C ONCLUSIONI e rotture rinvenute sull’attacco sono simmetriche per posizione, morfologia e piani di propagazione, pur avendo questi estensioni differenti. Sono pertanto associabili allo stesso meccanismo di rottura. Ad escludere che la rottura sia l’effetto dell’urto del rotore principale con il suolo è proprio il carattere simmetrico delle rotture osservate rispetto alla direttrice coda-prua del velivolo. Le forme di propagazione della rottura mostrano in microscopia elettronica le stesse caratteristiche di propagazione intergranulare con presenza di micropori al bordo dei grani e modica quantità di prodotti di corrosione. Anche l’esame metallografico della sezione operata sulla superficie di rottura conferma per tali forme il meccanismo di rottura intergranulare, con molteplici ramificazioni di modesta profondità. Le zone in prossimità del foro al bordo superiore sono risultate essere alla simulazione, le più esposte a stress di natura tensionale nelle normali condizioni di esercizio e, sebbene la presenza di segni di martellamento non consenta l’individuazione di chiari punti di innesco, la maggiore quantità di prodotti di corrosione che vi si rinviene le individua quali aree di inizio della rottura progressiva. L’orientazione dei micropori sulle superfici di tipo 3 ed i segni di battitura sulle superfici di tipo 1 sono compatibili con un carico tensionale con componente ortogonale alla parte dell’attacco costituente la piastra di fissaggio e con il conseguente distacco del frammento centrale dell’attacco per avanzamento lungo la direttrice coda-prua del velivolo. I segni morfologici individuati sulla superficie di rottura e sulla sua sezione metallografica sono tutti compatibili con un meccanismo di tensocorrosione [4, 5]. Le caratteristiche morfologiche di fragilità della superficie trovano spiegazione in quanto osservato a livello micro strutturale ed in termini di contenuto di idrogeno. L’analisi metallografica eseguita sui campioni estratti dagli attacchi A e D, di microstruttura analoga, indica che in essi le seconde fasi sono stratificate maggiormente rispetto ai provini ottenuti da lotti di produzione differenti. Tali fasi, presenti nelle specie attese, sono infatti allineate ai bordi dei grani, con formazione grossolana dei precipitati a base di Ferro, Manganese e Silicio. Il contenuto di idrogeno misurato su campioni ricavati dall’attacco A è superiore di un ordine di grandezza rispetto a quanto riportato nel certificato di produzione ed è tre volte superiore a quello misurato per gli altri attacchi. La bibliografia riporta che il materiale AA2014 viene indurito per precipitazione, principalmente della specie CuAl 2 . Questo precipitato è atteso non essere particolarmente fine, poiché la sua completa solubilizzazione nella lega è impedita dal limite di temperatura da non superare per non incorrere nella fusione dei complessi a base di Magnesio e Silicio. La necessità di disperdere al massimo la fase ricca in Rame comporta dunque che l’intervallo termico di soluzione solida ha il limite massimo (507 °C) molto vicino al valore termico cui inizia la fusione eutettica (510 °C)[6]. Fin dagli anni 60, la lega AA2014 è riconosciuta essere suscettibile a tensocorrosione. Tale predisposizione è principalmente associata alla seconda fase a base di CuAl 2 [7], quando essa è presente in agglomerati grossolani o allineati. Tale disposizione si realizza per surriscaldamento oltre 507 °C, o per raffreddamento eseguito troppo lentamente. L’allineamento anormale di precipitati grossolani a base di Ferro nel verso di laminazione, che può rinvenirsi anche in una sola parte dell’estruso di AA 2014 T651, causa riduzione delle proprietà meccaniche e tendenza alla rottura fragile nella direzione perpendicolare (short transverse direction) [8]. Inoltre, la presenza d’idrogeno nelle leghe di alluminio induce essenzialmente infragilimento [9]ed agisce quale promotore del meccanismo di rottura intergranulare, poiché si addensa presso le seconde fasi di bordo grano[10]. Nel caso osservato, la microstruttura stratificata con le seconde fasi allineate al bordo longitudinale dei grani, le cavità dendritiche e le strutture dendritiche individuate lasciano supporre che i suddetti attacchi provengano da un lotto di materiale che possa aver sofferto fenomeni di surriscaldamento e/o fusione eutettica. Tale supposizione è suffragata dalla maggiore suscettibilità degli attacchi A e D alla prova di resistenza a corrosione intergranulare. Le rinvenute alterazioni microstrutturali, la suscettibilità a corrosione intergranulare e l’eccessivo contenuto di idrogeno potrebbero avere agito quali uniche driving forces del meccanismo di corrosione tensoassistita. In merito alla conformità a specifica dei particolari in uscita dal processo produttivo è possibile ipotizzare quanto segue. Si suppone che attacchi provenienti dallo stesso lotto di produzione abbiano le stesse caratteristiche poiché ben 50 attacchi vengono ricavati per lavorazione meccanica della stessa barra di materiale AA2014 prodotta per estrusione e sottoposta a trattamento termico T6511. Un errore nell’effettuazione del trattamento termico avrebbe effetto su tutta la barra, ma non necessariamente nello stesso modo e con la stessa gravità su tutti i 50 attacchi ottenibili dalla stessa. La conformità a specifica del materiale in uscita dalla fabbrica prevede, per lo stato termico T651, le seguenti prove di verifica per le proprietà meccaniche: prova di trazione, prova di durezza, prova di conduttività elettrica, in base alle quali, L

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